Nessuno è rimasto da solo – Racconti dalla distribuzione
A Firenze, il 18 marzo 2022, i sanitari di un reparto di Anestesia e Rianimazione hanno deciso di vedere il film insieme ai sopravvissuti e alle famiglie delle vittime del Covid, conosciuti personalmente durante la degenza nel loro ospedale. Un atto rivoluzionario, catartico e terapeutico.
Qui di seguito la testimonianza di Fiorenza e Barbara di cui ne raccontano il vissuto.
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Nell’autunno del 2021, ” Io resto” ha partecipato al ValdarnoCinema Film Festival ed è in quell’occasione che l’ho visto per la prima volta, spinta dal desiderio di capire come si potesse raccontare la terribile pandemia che ancora stavo affrontando come infermiera di terapia intensiva e dal mio amore per il cinema (stava per ripartire l’ennesima, quinta, ondata).
Già, perché il cinema, da sempre, ha avuto nella mia vita il potere di trasportarmi in un mondo altro, dove i sentimenti e le storie ti avvolgono dando senso alla vita.
Vedendo” Io resto” non sono rimasta delusa, anzi, la narrazione è riuscita a toccare delle corde profonde del mio sentire. Non tanto perché il film descriva nei dettagli il mio lavoro, ma perché di quel lavoro, che adoro, riesce a cogliere l’essenza che sta nell’unione indissolubile tra professionalità rigorosa e profonda umanità e si concretizza nella relazione: relazione tra colleghi, tra equipe di sanitari, con i pazienti, con i parenti dei pazienti, in nome e per conto del Servizio Sanitario Nazionale che è un pezzo di democrazia sostanziale di tutti e per tutti.
Alcune scene del film, alcuni dettagli di una bellezza lancinante mi hanno restituito il senso della mia e della nostra fatica, il significato profondo di quanto come sanitari abbiamo fatto durante questi due anni di Covid non abbandonando i nostri ospedali, lavorando tra precarietà e paura, non mollando di un centimetro nonostante il dolore e la fatica che abbiamo dovuto sopportare e restando accanto ai nostri malati fino alla fine, accompagnandoli quando vicino a loro potevamo esserci solo noi.
Dopo aver visto il film, il desiderio più grande che ho provato è stato quello di condividerlo, quasi come fosse un dono, in particolare con coloro che in questi mesi faticosi più di tutti sono rimasti nel buio: i nostri malati più gravi, intubati e sedati, i loro parenti e i parenti di coloro che non ce l’hanno fatta. A loro volevo restituire voce e vista perché sapessero che nonostante tutto nessuno era rimasto da solo e che oltre le porte sigillate dei nostri reparti abbiamo in tutti modi cercato di tenere vive umanità, attenzione e tenerezza.
Per questo, assieme alla mia collega Simona Marilli con cui da sempre condivido l’impegno per una terapia intensiva dal volto umano, abbiamo organizzato la proiezione di “Io resto” nella nostra Firenze, come conclusione di un percorso fatto insieme al nostro primario, Dottor Vittorio Pavoni, ai nostri pazienti guariti, ai loro parenti e alle famiglie di coloro che sono morti di Covid19 nel nostro ospedale per provare insieme a ricucire le ferite che tutti, in modo diverso, ci portavamo dentro.
Prima della proiezione, si è parlato, raccontato, condiviso. E’ stata un’esperienza necessaria, dolorosa e bellissima: i curanti hanno recuperato e restituito frammenti di storie ed emozioni; i malati guariti hanno potuto specchiarsi nei racconti degli altri senza dover spiegare niente, trovando immediata comprensione e riconoscimento; i parenti dei defunti hanno potuto sapere che cosa sono stati gli ultimi giorni dei loro amati facendo breccia nel vuoto lacerante abitato fino ad allora. E quando finalmente abbiamo visto “Io resto” tutti insieme è stato come concludere un prezioso cammino di consapevolezza restituendo dignità e appartenenza a ciò che temevano di avere smarrito per sempre, ai sentimenti perduti, alla vita di chi non c’è più.
Sullo schermo un’infermiera accarezza dolcemente un paziente agitato ed impaurito fino a farlo calmare.
Anche per noi il racconto di una carezza è stata la cosa più preziosa.
Accarezzare qualcuno e sapere che, nonostante i tre strati di guanti che indossavamo, siamo riusciti a trasmettere calore, ti ripaga di molte cose; così come vedere che alcuni familiari in lutto trovavano conforto nel sapere, da un paziente guarito, il valore di quella carezza, che pare poca cosa e invece è tutto. E che c’è stata. Per tutti. Fino alla fine.
Io resto ci ha consentito tutto questo in un’emozione finalmente collettiva che abbraccia, commuove e risana con quell’avvolgente potenza che soltanto il grande schermo sa regalare e di cui siamo profondamente grati.
Firenza, 18 marzo 2021
Fiorenza Percopo & Barbara Peruzzi
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La proiezione, avvenuta al Cinema Stensen di Firenze, è stata promossa dal reparto di Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale Santa Maria Annunziata di Bagno a Ripoli (FI), Azienda USL Toscana Centro.
Se sei interessato ad approfondire lo sguardo di Fiorenza, infermiera, e Barbara, attivista, puoi guardare le loro interviste qua e qui.
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